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Immagine del redattoreVittoria Andalini

Perché si dovrebbe leggere Fahrenheit 451 almeno una volta nella vita?


Quando ne parlano a scuola (se ne parlano) capita spesso che lo descrivano semplicemente come una realtà distopica, nella quale un bel giorno i pompieri si svegliano e il loro mestiere non è più spegnere gli incendi, bensì il contrario: è appiccarli. "Bruciare sempre, bruciare tutto. Il fuoco splende e il fuoco pulisce": bruciano più o meno qualsiasi cosa, questo è vero. Ma c'è qualcosa che dà il via a tutte le loro spedizioni punitive e incendiarie, e che cos'è?

Questo lo sappiamo, più o meno, tutti: sono i libri.

È qui che bisogna fare attenzione a come si racconta la storia, però. Durante il liceo, prima di prendere in mano questo capolavoro per la prima volta, si era articolata nella mia mente l'idea di una realtà distopica basata su una società probabilmente dittatoriale e, di conseguenza, sotto censura. Seguendo questo filo logico sarebbe stato perfettamente intuitivo comprendere perché i peggiori nemici dei pompieri fossero proprio i libri, da ridurre in cenere a tutti i costi.

Invece quello che succede è ben diverso: sono le persone che hanno deciso di vivere così. Con radio, tv, intrattenimento facile e veloce, esse hanno gradualmente e automaticamente eliminato i libri dalle proprie vite, arrivando alla scomparsa totale di giornali, riviste, fumetti. Per muoversi verso una realtà sempre più veloce, che non lasci tempo per fermarsi: fermarsi a scrivere, fermarsi a leggere, fermarsi a pensare. E così "all'umanità viene sottratto anche quel po' di tempo che serve a vestirsi la mattina: tempo per pensare, un'ora filosofica e quindi un'ora malinconica".

E così i libri diventano pericolosi. I libri diventano una minaccia. Perché "forse i libri possono aiutarci a mettere la testa fuori dalla caverna".

E così i libri vanno eliminati, annientati. Fahrenheit 451, la temperatura con cui la carta brucia. La temperatura con cui il fuoco si prende tutto ciò che quelle pagine sono state, fino a lasciare solo polvere.

Finché, fra tutti questi pompieri che proseguono ciechi nella loro missione, non troviamo il protagonista Montag, che improvvisamente realizza che "da qualche parte, in un modo o nell'altro, bisognava ricominciare a risparmiare e a mettere da parte, e doveva esserci qualcuno disposto a farlo. Risparmiare voleva dire salvare le cose: nei libri, nelle registrazioni, nelle teste della gente, con qualunque mezzo purché fossero al sicuro e al riparo da tarme, vermi, ruggine, putrefazione e soprattutto dagli uomini con i fiammiferi. Il mondo era già pieno di incendi d'ogni tipo e dimensione".

In fin dei conti, dopotutto, dovremmo tutti essere un po' più Montag, perché potrebbe darsi che Fahrenheit 451 non sia un romanzo distopico, ma un romanzo visionario, e che rappresenti proprio il modo in cui noi andremo a finire.


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