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"Poi potrai rimettere le ali..."

Oggi, 27 Maggio 2021, un’altra lucentissima stella è volata in cielo.

Nata a Milano nel 1936, Carolina Fracci, più comunemente nota come Carla, è stata una delle più grandi ballerine di tutto il Novecento.



Di umili origini e con un’infanzia intramezzata dalla guerra, sin da molto piccola diede prova di uno spiccato senso del ritmo che la condusse a provare l’audizione al Teatro della Scala. Superò l’esame, ma i primi anni fece fatica ad adattarsi all’ambiente estremamente rigido dell’accademia. Il suo “visino dolce” e la leggerezza dei movimenti colpirono le insegnanti Vera Valkova, Edda Martignoni, Paolina Giussani e a 12 anni fece la prima comparsa in La bella addormentata con Margot Fonteyn. L'incontro ravvicinato con quest’ultima grande ballerina, le fece comprendere che i grandi sacrifici, lo studio e la disciplina possono “produrre poesia”. Si diplomò nel 1954; l’anno successivo debuttò nella Cenerentola alla Scala e nel 1958, a 22 anni, venne promossa prima ballerina. Tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta danzò con alcune prestigiose compagnie straniere, tra le più importanti ricordiamo il London Festival Ballet e il Sadler's Wells Ballet, oggi noto come Royal Ballet.

Oltre ai famosissimi "Lago dei cigni" e "Lo schiaccianoci", divennero suoi i ruoli romantici di Giulietta, Swanilda di Coppelia, Francesca da Rimini e soprattutto Giselle, definito il “suo” personaggio: nei panni della giovane contadinella innamorata, coi capelli sciolti e un leggerissimo tutù, entrò per sempre nella storia del balletto. Ha danzato con ballerini di altissimo livello dei quali Nureyev, Vasiliev, Henning Kronstam, Erik Bruhn, Gheorghe Iancu e Roberto Bolle sono solo alcuni.

Fondamentale nella sua carriera anche il ruolo del marito e regista Beppe Menegatti, il quale si è occupato della regia di quasi tutte le creazioni da lei interpretate.



La Fracci aveva anche un rapporto speciale con Eugenio Montale, tantochè le dedicò la poesia "La danzatrice stanca", inserita nel Diario del '71 e del '72, uscito nel 1973. Nei versi Montale la descrisse come una figura leggerissima, quasi eterea, che torna a ballare proprio dopo essere diventata madre.


Carla Fracci ha contribuito anche a portare la danza in diversi contesti, in particolare televisivi: ne sono esempi Scarpette rosa del 1967, di Vito Molinari, molti show del sabato sera, lo sceneggiato tv su Giuseppe Verdi, l'autoironia dell’ imitazione assieme a Virginia Raffaele al Festival di Sanremo. Per la diffusione del balletto, si è spesa anche nei contesti politici, battendosi contro lo smantellamento dei Corpi di Ballo dalle fondazioni liriche e facendo un appello, nel 2012, all'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Forte sostenitrice del fatto che : "Il ballo classico ha dato prestigio al nostro Paese ed è triste che oggi sia considerato residuale. Un'arte nobile come questa non può essere trattata come una Cenerentola", si impegnó in prima persona a tenerlo vivo: dirigendo alla fine degli anni Ottanta il Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli, poi nel 1996 quello dell'Arena di Verona, e dal 2000, per dieci anni, la compagnia di danza all'Opera di Roma. Tuttavia, pare, sempre nel rimpianto della mancata direzione del balletto alla Scala dove sembra che proprio per questi dissapori non ballò più dal 1999.

Pochi mesi fa però è stata invitata proprio alla Scala dal maestro Manuel Legris per tenere due masterclass su Giselle, quasi come a simboleggiare una riconciliazione.

"Mi ha toccata l'accoglienza di tutto il teatro, il lungo applauso. Ho sentito rispetto e gratitudine. Spero che ci saranno altre di queste masterclass. Ai giovani voglio spiegare che la tecnica c'è ma non va esibita". Questo ha dichiarato dopo l'esperienza.


Grande mito di ogni piccola, grande aspirante ballerina, merita di essere salutata con una delle sue più celebri frasi: "La danza è poesia perché il suo fine ultimo è esprimere sentimenti, anche se attraverso una rigida tecnica. Il nostro compito è quello di far passare la parola attraverso il gesto."


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