“Beota” non è forse uno degli insulti più comuni nella lingua italiana, ma sono sicuro che tutti lo abbiamo usato/sentito usare… certe volte magari anche contro di noi. Forse è un’offesa un po’ datata, nel senso che nel passato veniva usata di più; non per niente è anche estremamente longeva, dato che deriva addirittura dall’antica Grecia!
I Beoti erano infatti gli abitanti della Beozia, una regione rurale e contadina nel nord dell’isola, sopra Atene. Le principali città della zona sono Tebe e Platea, mentre fra gli abitanti illustri la Beozia può menzionare gente del calibro di Plutarco o Esiodo, per non dimenticare il poeta Pindaro (quello dei “voli pindarici”).
Nonostante questa densità di cervelli e intelletti, tuttavia, la Beozia restava una regione arretrata e agricola, come già ho detto; proprio per questo i suoi abitanti incorrevano nel disprezzo degli ateniesi, i quali con spocchia si ritenevano superiori agli zotici beoti. Proprio a causa della malevolenza ateniese i beoti hanno la fama di essere gente ottusa, ignorante e facile da ingannare.
Proprio a proposito della facilità con cui i beoti erano raggirati, esiste un aneddoto, riportato da vari cronisti antichi (Strabone, Zenobio e Polieno). Costoro narrano che, durante una guerra, i beoti sconfissero i traci (N.B. abitanti della Tracia, ancora più a nord, oggi a cavallo fra la Grecia e la Bulgaria) e questi si ritirarono sul monte Elicona, chiedendo alcuni giorni di tregua. I beoti, ingenuamente, accordarono questi giorni di tregua, confidando di avere la vittoria in pugno. Erano talmente fiduciosi delle loro possibilità che organizzarono feste e banchetti in onore di Atena, finché una notte, intontiti dai bagordi, vennero attaccati dai traci, che entrarono nell’accampamento col favore delle tenebre e trucidarono la gran parte dei soldati. I beoti superstiti, presi prigionieri, accusarono i traci di aver violato il loro accordo di tregua, ma i traci, impassibili, risposero che il loro accordo riguardava solo i giorni, mentre le notti era lecito combattere. I beoti non poterono che arrendersi, ritrovandosi come si suol dire “becchi e bastonati”: non solo erano stati sconfitti in battaglia, ma avevano pure fatto la figura degli stupidi, guadagnandosi quella fama negativa che si portano ancora addosso.
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