“Cafone” è un insulto che abbiamo sentito tutti, in un contesto o nell’altro. Oggi, spesso e volentieri, viene usato banalmente per appellare una persona ignorante, rozza e soprattutto maleducata: se un tizio vi taglia la strada mentre state camminando e voi rischiate di sbattergli contro, come minimo vi sentirete infastiditi dalla sua “cafonaggine”.
Fino a poco tempo fa, tuttavia, il termine aveva un significato più preciso e circoscritto. Cafone era il modo con cui, soprattutto nel Sud Italia, venivano indicati i contadini o comunque i campagnoli. Certo ha una sua logica: gli abitanti delle campagne agli occhi dei cittadini spiccavano sempre per la loro rozza inciviltà, venivano additati per i loro modi rustici… erano insomma tutt’altro che eleganti.
Il lemma, come ho detto, è tipico soprattutto del Mezzogiorno e dei dialetti meridionali; non c’è dunque da stupirsi se la sua etimologia ci porterà verso sud.
In realtà non vi è una spiegazione univoca dell’origine di cafone. Addirittura vari dizionari, come lo Zingarelli, non riportano nessuna etimologia. In altri dizionari e soprattutto nel meraviglioso mondo di Amelie Internet invece le spiegazioni spuntano come funghi.
La meno fantasiosa, ma più accreditata, vuole che il termine derivi dal verbo “cavare”, inteso nel suo significato di zappare, scavare… tutte azioni riconducibili al mondo rurale e dunque disprezzate.
Un etimo più creativo è quello che riconduce “cafone” a “fune”. I villani delle campagne che andavano ai mercati paesani nel basso Lazio e in Campania, tra Quattro e Cinquecento, erano infatti facilmente riconoscibili per un rotolo di corda che portavano a tracolla intorno alla spalla, in quanto questo sarebbe poi servito per legare i buoi acquistati alla fiera. Questi bucolici e peculiari personaggi, dunque, venivano appellati come quelli “co’ ‘a fune”, in breve “ca’ fune” che facilmente è scivolato in “cafoni”.
Etimologia più favolistica è invece quella che si rifà alla storia romana. Nel 42 a.C. venne fondata, nei dintorni di Benevento, una colonia atta ad ospitare alcuni veterani delle campagne militari di Giulio Cesare. Era prassi piuttosto comune al tempo ricompensare i soldati con campi coltivabili e così avvenne in questo caso: i militari congedati vennero stanziati in lotti di terra sparsi per le campagne. Dalle parti di Capua venne assegnato un appezzamento ad un fantomatico centurione di nome Cafo; egli, reduce dalle guerre in Gallia, si rese inviso agli abitanti del posto coi suoi modi arroganti e incivili, tanto da diventare una vera e propria macchietta: dal suo nome, furono chiamati “cafones” tutti i contadini come lui ed è così che sarebbe nato il nomignolo dispregiativo che ancora dopo due millenni continua ad essere usato.
Le possibili origini del termine non finiscono qui, ve n’è pure una che fa risalire “cafone” al greco kakophonos: “colui che parla male”, nel senso “scorrettamente”… voglio dire, i contadini e la grammatica sono un po’ agli antipodi, no?! Ma io direi che possiamo fermarci qui: scegliete voi quella che preferite!
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