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eleonorapagano12

SANREMO, SIMBOLO DI RIPARTENZA

È passata una settimana dalla fine della Kermesse sanremese e come al solito non è Sanremo senza critiche.

Quest’anno tra mille dubbi e incertezze, pubblico si, pubblico no, si è svolto il 71 esimo festival della canzone italiana con in gara 26 big.

Ad aprire le porte dell’Ariston troviamo come lo scorso anno un Amadeus in coppia con Fiorello, duo riuscitissimo.

Io, da profana quale sono, e non avendo le competenze adatte, non commenterò da un punto di vista tecnico, musicale e artistico le canzoni in sé, ma parlo semplicemente da spettatrice che ha seguito il festival per tutte e cinque le serate.

La prima cosa che salta sicuramente all’occhio è la platea vuota. Per la prima volta le poltrone dell’Ariston non sono occupate e questo ha sicuramente influenzato l’andamento generale dello show.

Ebbene si, il pubblico sicuramente è un feedback importante per la riuscita completa di uno spettacolo, e si è sentito.

Ad affiancare Amadeus troviamo un Ibrahimovic carico del suo personaggio, che gioca molto sul ruolo che si è costruito “Se sbaglia Ibrahimovic, puoi sbagliare anche te”; non si può dire che non sia stato allo scherzo, soprattutto con i siparietti che si sono creati.

Come “vallette” anche se sarebbe più opportuno chiamarle co-conduttrici, troviamo delle presenze che hanno saputo reggere il palco, chi più, chi meno ovviamente.

Secondo un mio personalissimo parere, però, è stato un Festival un po' sotto tono, complice sicuramente la situazione che stiamo vivendo e con l’augurio che il prossimo anno si possa tornare a pieno regime.

Una cosa è certa, anche quest’anno abbiamo avuto una buona dose di trash, certo non siamo ai livelli di Bugo e Morgan (come dimenticare) ma Orietta Nazionale ha sicuramente dato spettacolo.

Artista indiscusso per tutte e cinque le serate, troviamo un Achille Lauro che tramite cinque quadri ci porta alla scoperta di emozioni e sentimenti, e di come le offese possano far male e ferire.

Un artista può piacere e non piacere ma non si dovrebbe mai scendere a insulti gratuiti, le parole hanno un peso.

Vincitori del festival sono i giovanissimi Maneskin, che hanno portato sul palco una canzone non proprio tipica sanremese, ma grazie anche all’eccellente cover di “Amandoti”(CCCP), in duetto con il loro mentore Manuel Agnelli, li ha visti arrivare in cima al podio.

La loro vittoria li porta di diritto come concorrenti all’Eurovision Song Contest 2021 a Rotterdam, già con Mahmood nel 2019 avevamo raggiunto il secondo posto.

Altra situazione eccezionale è stata l’esibizione di Irama, costretto a una quarantena forzata, sono state mandate in onda le registrazioni delle prove generali.

Al di là degli intoppi e delle critiche, penso che queste cinque giornate abbiano dato una parvenza di normalità ( non avevo un sabato sera così impegnato da chissà quanto tempo).

Il Festival fa parte della nostra tradizione ormai da 71 anni e ogni anno le critiche sono scontate, si parla spesso di raccomandazioni e attacchi talvolta pesanti, come se Sanremo racchiudesse tutto il marcio che c’è in televisione. Non bisogna dimenticarci che questo palco fa da trampolino di lancio per tanti artisti e mai come quest’anno ce n’è stato bisogno.

È ormai un anno che il mondo dello spettacolo è fermo, non stiamo parlando solo degli artisti ma anche e soprattutto di quei lavoratori che stanno dietro le quinte (truccatori, costumisti, tecnici, ecc..)

Questo Festival è stato fortemente voluto per poter dare la possibilità a queste persone di lavorare e di tornare per un attimo alla “normalità” ed essere il simbolo della ripartenza.

Teatri, cinema, stadi , torneremo.







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