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Immagine del redattoreMartina Romeo

Simonetta Vespucci - la musa del Rinascimento Fiorentino (e non solo)

Nonostante non ne si conosca (spesso) il nome, sarà capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di imbattersi in un quadro raffigurante Simonetta Vespucci.

Donna di ineguagliabile bellezza, ammirata dalla maggior parte degli uomini fiorentini del Quattrocento, Simonetta Vespucci fu l’esponente di una delle famiglie genovesi più di spicco dell’epoca, andata in sposa al banchiere Marco Vespucci (lontano parente del più noto Amerigo, colui che diede il nome all’America) e morta per malattia poco più che ventenne. Nonostante la morte prematura però, la Vespucci è stata accostata a molte importanti personalità del tempo, per le quali avrebbe posato (e, forse, non solo), tra cui si evidenziano due nomi in particolare: Sandro Botticelli e Giuliano de’Medici, fratello del Magnifico.

Molti, infatti, riconoscono il volto della dama, per esempio, nella personificazione della Primavera o nella Venere di Botticelli stesso, arrivando addirittura ad attribuire ai due un legame affettivo basato prevalentemente su una leggenda (infondata) secondo la quale Botticelli avrebbe chiesto di essere sepolto accanto a Simonetta nella chiesa di Ognissanti.

Nonostante i due furono, effettivamente, sepolti all’interno dello stesso edificio di culto fiorentino, ciò non accadde a causa di alcuna diretta richiesta da parte dell’artista, bensì perché le tombe di famiglia di entrambi si trovavano nella stessa chiesa.

Affermare cose sulla ragazza è ancora molto difficile proprio perché, riguardo alla stessa, si hanno ad oggi pochissimi documenti (conosciamo soltanto luogo e data di nascita da un documento del catasto fiorentino risalente all’anno del suo matrimonio). Non esistono però documenti specifici che testimonino un rapporto diretto tra Sandro e Simonetta. La domanda sorge quindi spontanea: com’è nato, dunque, il mito di Simonetta Vespucci “musa” di Sandro Botticelli?

Risposte certe a questa domanda non esistono, se non teorie (o semplici supposizioni) create da studiosi per dare una possibile spiegazione alla presenza di sue numerose raffigurazioni all’interno dei più importanti dipinti di un artista del calibro di Botticelli. L’incredibile bellezza di Simonetta le valse l’immortalità.

Bellezza che, come prima citato, non passò sicuramente inosservata a Giuliano de’Medici, fratello minore di Lorenzo il Magnifico.


Quello di Giuliano per Simonetta Vespucci fu un amore da molti definito platonico. Platonico o meno, però, fu un amore talmente forte che lo spinse a partecipare al torneo cavalleresco svoltosi in piazza Santa Croce nel 1475, solo per poter vincere il ritratto della donna firmato da Botticelli. Sotto quest’ultimo, la scritta “la Sans Pareille – la Senza Paragoni”, soprannome che sarà sempre associato alla nobile genovese.

La storia tra Simonetta e Giuliano, stando ad alcuni racconti dell’epoca, prese anche vie ben più concrete, finendo sulla bocca di tutti, senza che il consorte di lei potesse mai fare qualcosa a riguardo: in fondo, chi avrebbe mai osato mettersi contro un Medici?


Tanti sono i miti e le leggende intorno alla figura di Simonetta Cattaneo (in Vespucci), la maggior parte create grazie a lavori a lei dedicati da illustri figure del Rinascimento (e seguito).

La cosa che più salta all’occhio è però quanto poco si sappia sul suo carattere o su qualsiasi suo altro aspetto che non sia fisico: si, i documenti a lei relativi è possibile contarli sulle dita di una mano, ma anche tutto ciò a lei dedicato (che siano ritratti o componimenti in prosa) non accenna ad altro se non alla sua bellezza.

L’unico accenno ad una particolare caratteristica differente dal suo aspetto esteriore è dato da Lorenzo il Magnifico, il quale nel suo sonetto “O chiara stella”, a lei dedicato, evidenzia la sua nobiltà d’animo e la sua capacità di suscitare i migliori sentimenti in tutti coloro che avevano occasione di incontrarla.

La figura di Simonetta Vespucci è quindi, ancora oggi, avvolta dal mistero. Difficile stabilire quanto le notizie a noi giunte sulla donna corrispondano alla verità, ma una cosa è certa: grazie alla stessa si hanno alcune delle opere più importanti del Rinascimento fiorentino.

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