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Emma Giacomobono

Sogno di un pomeriggio di metà novembre

Aggiornamento: 17 nov 2020

Un messaggio di speranza, o forse un invito a non abbattersi, come a dire “non è ancora detto”: le luminarie che da poco addobbano la nostra città quest’anno potrebbero avere un significato diverso dal solito.

Quest'anno infondono coraggio e fiducia, ma suscitano anche un'intensa nostalgia per la spensierata atmosfera natalizia che, per la prima volta, non è per niente scontata.

Ad ogni modo, passeggiando per le strade del centro, quelle stesse decorazioni adesso così sole e malinconiche ci regalano per un attimo un sogno ad occhi aperti. Le lucine intermittenti si spengono e si riaccendono, in una raffica di colori che solo pochi hanno il privilegio di vedere. Accese, spente, poi di nuovo accese… e l’allucinazione ha inizio. Di colpo il Coronavirus non è mai esistito sul nostro pianeta. Dimenticatevi mascherine, amuchine e quarantene: è dicembre 2020, e per qualche inspiegabile motivo sentiamo che il Natale di quest’anno sarà di gran lunga migliore di quelli passati.

Siamo in via del Corso, non per assaporare l’ultimo giorno di libertà prima della reclusione forzata, ma per goderci un tranquillo sabato prefestivo tra una cioccolata calda, profumi di castagne e un po’ di shopping. La mente, fino a qualche minuto fa intenta a pianificare slalom olimpionici tra gli sconosciuti per evitare contatti troppo ravvicinati, è ora indaffarata a ripercorre attentamente tutte le abitudini e passioni di quel cugino inaccontentabile il cui regalo manca ancora all’appello. Perlustrando ogni singola vetrina, in una mano un sacchetto pieno di caldarroste fumanti e nell’altra un’enorme busta di Tiger piena di pacchetti di ogni sorta, ci ritroviamo in via de’ Tornabuoni. Rimaniamo con il naso all’insù per un bel po’: palline luminose, luci sferiche gialle, arancioni e rosse -un po’ come la cartina dell’Italia di oggi sui giornali- brillano come hanno sempre fatto ogni anno, come a prometterci che anche questo sarà un altro normalissimo Natale.

Ma d’un tratto la sirena di una volante ci riporta alla realtà. Siamo ancora nella famosa via dei negozi a fissare le luminarie con sguardo sognante. Purtroppo, però, la realtà è amara; niente a che vedere con quella cioccolata calda di cui sentiamo ancora il sapore sulle labbra. Eppure, almeno per un pomeriggio, abbiamo potuto sfuggirne.


Forse l’idea dei preparativi natalizi anticipati -che i Ferragnez hanno già lanciato su Instagram, postando il loro enorme albero di Natale multicolor- non è così bizzarra. Sia forse per il fatto che gli addobbi ormai erano già stati acquistati, e quindi tanto valeva appenderli, sia perché ci ha restituito un po' di forza, riempiendoci gli occhi di incanto. Firenze, come se stesse indossando il suo miglior vestito, ci ha dato così il suo arrivederci, tutta addobbata e illuminata. Non è un addio, ma un saluto caloroso, come a rassicurare del fatto che, quando si potrà, festeggerà con noi se non il Natale, almeno il ritorno alla normalità.

E poi, diciamocelo: la tradizione di fare l’albero l’otto dicembre prima o poi andava trasgredita. Il primo del mese può andare bene, ma…perché no, anche il 14 novembre. Dopotutto, farebbe la gioia di milioni di bambini. Certo, costringerebbe anche tutti gli Scrooge ad un mese di lamentele in più, ma poco male.

Probabilmente in quest’anno così particolare, l’atmosfera natalizia, anche se in netto anticipo e decontestualizzata, potrebbe davvero alleviare le sofferenze di tutti. E così, durante questa seconda ondata, finiremo per appendere addobbi in terrazza come fossero striscioni con disegnati arcobaleni e ci diremo “buon Natale anche a te e famiglia” per sostenerci a vicenda, invece che “andrà tutto bene”. Mancherebbe solo un pizzico della famosa magia del Natale a completare il tutto, ma saremo noi a crearla, accompagnati dalle luci della città, che adesso sembrano brillare un po' meno sole.





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