Che tu l'abbia già visto o meno, di sicuro ne hai sentito parlare: The Social Dilemma è il docudrama diretto da Jeff Orlowski che rivela perché non riusciamo a spegnere i nostri smartphones, essendo ormai troppo attratti dai social.

I social hanno un impatto sulla nostra vita quotidiana, questo ormai lo sanno tutti. Senza rendercene conto passiamo ore ed ore davanti ad uno schermo a mettere “mi piace”, pubblicare post, scambiarci emoji, scrivere commenti e tweet. Se avete la possibilità di controllare quanto tempo perdete sui social fatelo, perchè molto spesso le ore che trascorriamo online potrebbe essere utilmente investite in altre attività più produttive. La cosa assurda è che nel momento in cui riusciamo a spegnere il telefono, ci rendiamo conto del tempo che è trascorso e ci ripetiamo “devo smetterla di distrarmi coi social”, ma nonostante tutto, dopo poco cadiamo di nuovo nella trappola. È proprio di questo che parla il docudrama The Social Dilemma.
Tristan Harris, ex esperto di etica del design digitale di Google e co-fondatore del Center for Human Technology, insieme ad altri esperti del settore digitale, spiega che gli utenti trovano difficile allontanarsi dai social perché vengono manipolati. Inconsapevolmente, ognuno di noi, fa esattamente ciò che l’algoritmo si aspetta da noi. L’obiettivo principale di piattaforme come Instagram, Facebook e Twitter è intrattenere la gente, attirare la nostra attenzione e per riuscire nel suo intento deve sapere mostrare al pubblico ciò che interessa al singolo individuo. Il principio è semplice: ti mostro ciò che vuoi vedere e tu mi chiederai di sapere di più su questo argomento.
“I social usano il tuo modo di pensare contro di te.”
Tutte le informazioni, che inconsapevolmente abbandoniamo su internet, vengono raccolte e questi dati vengono adoperati per prevedere le nostre azioni. Non a caso nei consigliati o nel feed, ci vengono proposti contenuti simili ai più recenti che abbiamo cercato o a cui abbiamo messo mi piace. In questo modo intorno ad ogni utente si crea una bolla, una realtà virtuale, dove quest’ultimo entra in contatto strettamente con chi condivide le sue stesse opinioni, il che è un male in quanto spesso non si permette il confronto con chi ha idee contrarie.
Un altro tema affrontato nel docudrama è l’effetto che i social hanno sulla salute mentale degli utenti. Se gli adulti riescono in qualche modo a regolare la quantità di ore passate online, per i più giovani la situazione è diversa. La penultima generazione, la Generazione Z, quella che ora si sta affacciando sul mondo del lavoro e che in un futuro non molto lontano sarà al centro dello sviluppo del pianeta, ha iniziato ad utilizzare i social da giovanissimi. Questo ha avuto ripercussioni sulla loro adolescenza, un periodo di per sé già difficile nella vita dell’uomo. Sono stati abituati ad ambire ad una perfezione che in realtà è inesistente e per questo i dubbi e le insicurezze di ogni singolo individuo si sono moltiplicate.
L’obiettivo del docudrama non è attaccare i social nel loro complesso, ma mostrare il loro lato nascosto e invitare le grandi aziende ed i governi a prendere atto di ciò che sta succedendo e ad agire per migliorare la situazione.
Comments