Viaggi: Shakespeare in Paris
- violacetica
- 30 ott 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Quest’estate, finalmente, siamo tornati a viaggiare; c’è chi ha sentito l’aria del mare tra i capelli in traghetto, chi si è fatto chilometri di fila in autobus, chi ha schiacciato un pisolino durante un interminabile viaggio in treno, chi ha ammirato dall’alto quel soffice tappeto di nuvole che protegge la Terra.
Io, per la prima volta, sono andata a Parigi: una città magica quando cala il sole ed i lampioni si accendono, meravigliosa quando il sole illumina gli edifici storici, con tutte le loro decorazioni. Ci sarebbero tantissime cose, luoghi e sapori di cui parlare, dal Musée d’Orsay, ai famosi (e buonissimi) pain au chocolat, dal 59 Rivoli agli Champs Elysée, passando per la quiche lorraine; ma se c’è un posto che veramente riesce ad identificare l’atmosfera, le emozioni e la cultura che una città vuole trasparire, sono le piccole librerie, e vi porterò proprio in una di queste. Probabilmente molti delle lettrici e dei lettori più accaniti di tutta l’Europa avranno sentito parlare almeno una volta di Shakespeare and Company: libreria storica situata nel V arrondissement (Quartiere Latino), che offre agli scrittori emergenti e squattrinati di pernottare in cambio di qualche lavoretto tra gli scaffali. Inoltre dispone di una sala lettura, utilizzata per presentazioni di scritti o eventi in generale legati sempre al mondo della lettura e della scrittura e, alcune volte, sempre in compagnia di un buon libro, vi si può pure bere il tè.

Le origini di questo importante centro culturale risalgono a più di un secolo fa: nel 1919, Sylvia Beach, un'immigrata americana, aprì Shakespeare and Company che da subito divenne il punto di riferimento di molti artisti come Hemingway, Fitzgerald e Pound; la Beach svolgeva un lavoro importantissimo: pubblicava e faceva circolare in tutta Europa libri che in America ed in Inghilterra erano proibiti, uno di questi è l’Ulisse di James Joyce, ma è solo un granello di sabbia nella grande spiaggia che è l’operato della libraia.
Purtroppo, con l’occupazione tedesca a Parigi, nel 1941, il negozio venne chiuso ma esattamente 10 anni dopo venne riaperto da George Whitman, che rinominò il negozio Shakespeare and Company solo nel ‘62, quando la Beach morì; dal 1950 ad oggi la libreria non si è più spostata, è rimasta il punto di riferimento dei parigini e dei visitatori attratti dal "quartiere degli artisti".

Io personalmente rimango sempre estasiata dalle piccole librerie locali, ma questa, con il peso storico e culturale che porta e con i mobili antichi che ancora ospitano tutti quegli scritti, mi ha davvero lasciata senza parole; credo di aver trascorso una buona parte del mio tempo là dentro a passare i polpastrelli ovunque, probabilmente con una faccia da ebete stampata in viso, perché sentivo come se le superfici (degli scaffali ma anche dei libri) mi invitassero ad ascoltarli, a percepire ciò che desideravano trasmettere.
La parte esterna del negozio è molto caratteristica e diciamo che anticipa leggermente quello che poi troviamo all'interno, inoltre fuori vengono messi in vendita diversi libri usati a prezzi stracciati. I libri sono in inglese e, ovviamente, divisi per artista e catalogati per genere, ma per i più temerari (e per i francesi) ci sono anche degli scompartimenti in lingua francese; la libreria vende anche le famosissime shopper, in vari colori e fantasie, ve le consiglio caldamente perché sono comode e fatte di buonissimo materiale (ragion per cui non sono economicissime ma meritano).
Il colpo di fulmine che ho avuto si è riflettuto nei miei acquisti, non tanto per la borsa, ma per il libro: ho preso l'Otello, di Shakespeare. Non so ancora il perché, sarà stato lo strascico dell'esame di letteratura, sarà stata la magia, di Shakespeare and Company.
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