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You may say I'm a dreamer (but I'm not the only one)

A quarant'anni esatti dal suo assassinio (8 Dicembre 1980 - 8 Dicembre 2020), sono ancora molti gli interrogativi che si celano dietro ai suoi occhialetti rotondi, ma forse preferirebbe semplicemente essere lasciato in pace, lontano dalle infinite voci che da sempre lo circondano. Nato a Liverpool nel 1940, John Lennon, era un ragazzo come tanti, con una grande passione per la musica che lo portò alla creazione dei Quarry Man (1956), band che si rivelerà essere il seme dal quale fioriranno i Beatles. L’attività della band è stata breve (1960-1970) ma molto intensa, destinata a lasciare un segno indelebile nella storia della musica. Fu Lennon il primo ad allontanarsi dal gruppo affermando “il sogno è finito”:


«Se i Beatles o gli anni Sessanta hanno avuto un messaggio, era questo: impara a nuotare. Punto. E una volta che hai imparato, mettiti a nuotare. La gente che è rimasta ancorata ai Beatles e al sogno degli anni Sessanta ha perso di vista l'orizzonte non appena i Beatles e gli anni Sessanta sono diventati l'orizzonte. Portarseli dietro tutta la vita sarebbe come portarsi dietro Glenn Miller e la Seconda Guerra Mondiale. Con questo non voglio dire che non si possano ascoltare con piacere Glenn Miller o i Beatles, ma vivere dentro quel sogno significa scegliere la via del tramonto.»

Dopo il matrimonio fallito con Cynthia Powell, l’incontro con Yoko Ono, con la quale si risposò, sembrò gettare su di lui una nuova luce: i due insieme condussero numerose battaglie non violente, molto celebre l’episodio del Bed-In, nel 1969, protesta pacifista durante la quale John e Yoko trascorsero, in occasione della loro luna di miele, la settimana restando a letto in segno di protesta contro ogni tipo di violenza nel mondo. Altrettanto singolare ed originale è stato l’aver inviato, a partire dal 1969, una serie di scatolette con dentro delle ghiande a una cinquantina di capi di stato sparsi in tutto il mondo. L’invito? Piantarle, dando vita a due alberi come segno di pace. Tra chi rifiutò e chi, si dice, le fece esplodere per paura che si trattasse di un attentato, ci fu anche chi accettò l’invito e piantò le ghiande, come l’allora dittatore della Jugoslavia Josip Broz Tito.

Desideroso di un mondo migliore, contro la violenza politica, Lennon non ha risparmiato critiche e condanne. Il suo messaggio ai giovani era inequivocabile:


“A cosa serve mettere le bombe a Wall Street? Se vuoi cambiare il sistema, cambia il sistema, non serve a niente ammazzare la gente. Se vuoi la pace non la otterrai mai con la violenza. Ditemi quale rivoluzione violenta ha funzionato. L’hanno fatto gli irlandesi, i russi, i francesi, i cinesi, e questo dove li ha portati? Da nessuna parte. E’ sempre lo stesso vecchio gioco. Chi guiderà il crollo? Chi prenderà il potere? I peggiori distruttori. Sono sempre loro ad arrivare primi. Quello che ho detto in molte mie canzoni è: cambiate la vostra testa. L’unico sistema per assicurare una pace durevole è cambiare la nostra mentalità: non c’è altro metodo”.

Nel 1971, uscì "Imagine", il suo disco solista di maggior successo, soprattutto per l'omonima canzone, divenuta famosa per la sua idealizzazione di un "mondo perfetto" e nello stesso anno Lennon e Ono si trasferirono negli Stati Uniti. Qui però, furono costantemente minacciati di espulsione dall'amministrazione Nixon, a causa del suo attivismo contro l'impopolare guerra del Vietnam. Nel 1975 Lennon decise di ritirarsi a vita privata, tornando sulle scene solo nel 1980, con un concept album incentrato sulla sua relazione con Yoko Ono.

Un mese dopo il rilascio del suo ultimo album, la notte dell'8 dicembre 1980, Lennon fu trovato morto di fronte al suo appartamento a New York, assassinato per mano di un giovane fan squilibrato, Mark David Chapman: uno degli artisti che maggiormente hanno appoggiato il pacifismo nella storia della musica, moriva di morte violenta.

Per rendergli omaggio, nel 1985, è stata inaugurata "Strawberry Fields" un'area di 2,5 acri di Central Park, nella quale è presente il mosaico che riporta la scritta Imagine; ogni anno, quando ricorrono il giorno della nascita e della morte di Lennon, visitatori e fan da tutto il mondo si riversano in questa zona per ricordarlo.

Sono passati cinquant'anni eppure, ricordando quelli che furono i discorsi di Lennon, sembra che il mondo sia cambiato molto poco.


Con “Imagine” John Lennon, ha invitato le persone a sognare benché farlo non sia facile. Gli anni 70 videro ancora molto impegnati gli Stati Uniti nella Guerra del Vietnam, ma quello di John è un messaggio indirizzato a tutto il mondo, che va oltre i confini territoriali ma anche temporali. Ci invita a pensare ad un pianeta in cui non ci sono distinzioni di nessun tipo. I fatti parlano: le divisioni stanno alla base di odio, violenza e razzismo e di questo sono testimoni tutti gli eventi storici avvenuti. Si è ucciso per politica, religione, denaro e mille altri motivi. Imagine è un messaggio per il mondo, ci chiede di osservare una realtà fatta di distanze che ci siamo creati. Eppure, il mondo è pieno di culture e persone ricche di sfaccettature che contribuiscono a renderlo estremamente vario: forse non siamo capaci di gestirle? Il pianeta Terra è il nostro paradiso terrestre e tutti noi dovremmo prendercene cura. Ormai è diventato un mondo complicato, oscuro, in cui la fiducia e l’altruismo sono stati soppiantati dall’egoismo. Vite che scorrono velocissime, violenza, foreste abbattute, specie estinte, immensi colossi di cemento: l’importante è fare in fretta, trarre profitto. Desiderosi di costruirci vite perfette, rischiamo di condurre esistenze alienate, frivole, in cui rivestiamo passivamente il nostro ruolo all’interno della società. Ma se solo per un attimo provassimo ad immaginare un mondo in cui a tutti gli esseri umani fosse riconosciuto il vero valore che possiedono, dove si vive per il presente, in cui i confini rivestono solo il loro ruolo simbolico, in cui al desiderio di profitto si facesse prevalere quello di vita e il desiderio di pace fosse infinitamente più forte di quello d’odio.


Caro John, tu sei stato e continui ad essere un abile provocatore:“Imagine” non è soltanto uno dei tuoi tanti capolavori. Da quando l’hai scritta continua ad essere la colonna sonora di un mondo abitato da cittadini estremamente confusi. Ci hai invitati a non avere paura di sognare, a pensare di non essere soli, perché hai creduto fermamente che sognamo in tantissimi e continueremo a farlo perchè questi sogni potrebbero diventare realtà. Se fossi ancora su questo pianeta chissà che ne penseresti; le tue “sono belle parole”, ma forse ti abbiamo deluso; tutti noi siamo tornati fermi, schiavi di un mondo troppo frenetico e non appena qualcosa ci colpisce, è “Imagine” la spada che simbolicamente siamo pronti a sguainare. Ma sai, non credo proprio che il problema stia nel fatto che la tua canzone ormai l’abbiamo sentita miliardi di volte… Forse dovremmo solo ritrovare un po’ di spirito ottimista, cosa non facile, ma sicuramente ingrediente fondamentale per permetterci di vivere e finalmente tentare di scovare la voglia di lottare necessaria per un mondo al quale facciamo continuamente del male.



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